CENNI STORICI DELLO SCI DI FONDO
Lo sci di fondo, insieme alla slitta, è la prima invenzione tecnica dell’uomo nell’arte della locomozione, considerato che precede di almeno 1500 anni l’invenzione della ruota. La sua culla è stata la Lapponia ed il reperto più antico risale al 4500 a.C.: lo sci di Hoting, emerso da una palude, è oggi conservato nel Museo Nazionale di Stoccolma, il più importante museo dedicato allo sci.

Molti, anche se non così antichi, sono i reperti lignei fossilizzati rinvenuti in Norvegia, Svezia, Finlandia e Siberia, a dimostrazione di come per millenni le popolazioni del nord si siano servite degli sci per migrare e cacciare, così da sopravvivere nei lunghi mesi invernali.
La loro tecnica era rudimentale: usavano uno sci lungo 3 metri su cui scivolare, e uno più corto, sui 2 metri e ricoperto di pelle, con cui si spingevano, frenavano e cambiavano direzione.

Il primo sciatore italiano fu l’abate romagnolo Francesco Negri che, ispirato dalla lettura dei volumi sui popoli nordici, nella metà del 1600 si recò in Scandinavia per conoscere quelle terre e quelle popolazioni che usavano con tanta maestria gli “skie”.

Per millenni lo sci fu un buon strumento per spostarsi su zone innevate senza sprofondare e per questo venne utilizzato anche per affrontare il nemico sui terreni di battaglia; fu l’inizio della storia gloriosa dei soldati-sciatori, durata fino al XX secolo con gli alpini-sciatori impegnati sia nella Prima che nella Seconda Guerra Mondiale

Nel 1843 si disputò a Tromso (Norvegia) la prima gara di sci di cui si ha notizia e nello stesso periodo nacque il Telemark utilizzato per affrontare le discese, nonché le prime competizioni di salto con gli sci. Lo spirito della competizione spronò da subito gli sciatori a migliorarsi ed iniziò così la lunga evoluzione della tecnica dello sci, che da strumento di utilità per la sopravvivenza dei popoli nordici nei lunghi mesi innevati, si trasformò in strumento di divertimento ed in pratica sportiva.

Nel 1861 nacque in Norvegia il primo sci club della storia con l’obiettivo di diffondere lo sci attraverso gare, lezioni, escursioni e imprese sportive. Pochi anni dopo furono aperte anche le prime scuole di sci, nell’inverno del 1881.

In Svezia si disputarono i Giochi Nordici nel 1903 con gare esclusivamente di Sci di Fondo e di Salto, che avrebbero dovuto tenersi in paesi diversi ogni 4 anni. La più importante competizione dal richiamo storico è sicuramente la leggendaria granfondo “Vasaloppet”, disputatasi per la prima volta nel 1922 in ricordo del giovane nobile Gustav Vasa, che nel 1522 percorse senza sosta il tracciato da Salen a Mora per mettersi alla testa della popolazione in rivolta che scacciò gli invasori danesi e fu poi coronato re di Svezia.

Lo sci nordico in Italia si affermò nel XX secolo con la nascita nel 1901 dello Ski Club Torino e la stampa nel 1908 del primo libro italiano di tecnica sciistica, Vademecum dello Skiatore, ma solamente alla fine della Grande Guerra (1915-1918) cominciò a diffondersi in modo rilevante nelle valli alpine. Nel 1924 nacque a Chamonix in Francia la Federazione Internazionale dello Sci, organizzazione preposta a regolamentare le gare internazionali di sci e nel 1933, dall’unione degli Sci Club Italiani, nacque la Federazione Italiana Sport Invernali (FISI).

SVILUPPO TECNICO-DIDATTICO DELLO SCI DI FONDO
Le prime scuole di sci italiane risalgono al 1933 con la Scuola Sci Cortina e la Scuola Sci Sestrière. La FISI nel 1955 istituì la Co.scu.ma. (Commissione Scuole e Maestri) preposta alla formazione dei Maestri di Sci e nel 1963 a Milano nacque l’AMSI (Associazione Maestri di Sci Italiani) a tutela della professione di maestro, la cui opera determinò l’emanazione della Legge 8 marzo 1991, n. 81 (legge-quadro per la professione di maestro di sci…) per l’insegnamento dello sci in Italia.

Fino al 1970 non vi era distinzione tra maestro di sci di discesa e di fondo, vi era un maestro di sci unico per entrambe le discipline. Grazie alla conquista della medaglia d’oro nell’Olimpiade di Grenoble del 1968 di Franco Nones nella 50 km ed all’organizzazione della prima edizione della Marcialonga nel 1971, lo sci di fondo ebbe una straordinaria diffusione, che determinò la necessità di formare un vero e proprio Maestro di Sci di Fondo ed il primo corso si svolse nel 1975 a Moso di Pusteria (BZ).

Nel 1975 fu creato il primo elenco di Istruttori Nazionali di sci di fondo dalla F.I.S.I., gestito dalla Co.scu.ma.; con la coordinazione di Hubert Fink, un gruppo di allenatori, maestri e istruttori, realizzò la prima progressione tecnica ufficiale. Si cominciarono ad approfondire e studiare gli aspetti tecnici dello sci di fondo: dall’analisi del movimento del gesto agonistico nacquero i primi rudimenti tecnici basati quasi esclusivamente sull’imitazione del campione, ricercando nel contempo nuove impostazioni che potessero migliorare l’efficacia del movimento.

Nel 1981 venne realizzato da Sergio Fucci e Vincenzo Trozzi il primo grande studio scientifico “Analisi biomeccanica del Passo Alternato nello sci di fondo”, adottato dalla maggior parte delle Federazioni di tutto il mondo.

La tecnica nel tempo subì notevoli mutamenti: piste ben battute, materiali più leggeri e veloci, scioline sempre più scorrevoli, preparazione fisica adeguata, furono fattori determinanti nell’evoluzione della tecnica, che portò negli anni ’80 allo sviluppo della tecnica di pattinaggio. Il rapido progresso di quest’ultima, che permetteva velocità di avanzamento nettamente maggiori, comportò la differenziazione tra tecnica classica e tecnica di pattinaggio già dalla stagione agonistica 1984/85.

Parallelamente all’evoluzione della tecnica c’è stata l’esigenza da parte della FISI – Co.scu.ma. di sviluppare testi tecnico-didattici appropriati per l’insegnamento dello sci di fondo, con la stampa del primo volume nel 1974 ed il successivo nel 1983 “Testo tecnico – metodico per l’insegnamento dello sci di fondo”.

Il “testo ufficiale per l’insegnamento dello sci di fondo” del 1991 fu predisposto in modo da permettere, in contemporanea, l’insegnamento della tecnica classica e della tecnica di pattinaggio, nonché la tecnica di discesa comune ad entrambe. Nel 1994 venne stampato il primo volume di metodologia di insegnamento “Insegnare lo Sci” e nel 1998 fu pubblicato il testo ufficiale per la didattica degli sport di scivolamento (alpino, fondo, snowboard, telemark) “Gli sport di scivolamento – didattica e metodologia”; fu innovativo in quanto diede valore all’aspetto didattico della lezione di sci e non solo alla tecnica.

Nel 1999 fu presentato il testo “Sci fondo 2000”, nel quale le tre tecniche vennero trattate in modo autonomo, secondo i quattro livelli di capacità (bronzo, argento, oro, azzurro).
Attualmente il testo di riferimento è “Sci di Fondo – didattica ufficiale italiana” redatto nel 2011 e caratterizzato dall’introduzione del supporto informatico contenente le rappresentazioni video-descrittive dei movimenti.

Prossimamente il testo tecnico-didattico ufficiale verrà conformato a nuovi livelli di apprendimento delle abilità motorie con una struttura comune a tutte le discipline sciistiche.
Particolare attenzione viene rivolta all’insegnamento al bambino; lo sviluppo di un testo a lui rivolto avente una didattica idonea ed adeguata attraverso la proposta di attività ludiche, permetterà un approccio graduale allo Sci di Fondo con l’obiettivo di avvicinare i bambini alle discipline nordiche, Fondo, Biathlon e Salto.

Questo strumento didattico avrà i presupposti per assecondare maggiormente le esigenze dei clienti e per ampliare, con la pratica delle discipline nordiche, la ricerca del talento quale risorsa della Federazione.

A cura dell’Istruttore Nazionale Sci Nordico Luca Bortot